Abbiategrasso

Luglio 5 2021

Alla ricerca della memoria perduta insieme alla studentessa Giulia

La cittadina lombarda di Abbiategrasso è stata la prima in Italia a potersi dichiarare “amica della demenza”: da quel progetto pilota avviato nel 2016 grazie a una virtuosa rete collaborativa di enti, sono trascorsi diversi anni e numerose attività hanno coinvolto gli abitanti, sempre tenendo presente un obiettivo principale e comune: abbattere lo stigma e l’isolamento sociale che avvolgono ancora troppe famiglie. Numerose sono state le occasioni di socializzazione proposte ai cittadini dal team di lavoro della Comunità Amica abbiatense; una di queste è l’iniziativa realizzata in biblioteca “Alla ricerca della memoria perduta”, che ha visto in prima linea gli studenti delle classi terze del Liceo di Scienze Umane Bachelet, già in precedenza formati per diventare cittadini “amici delle persone con demenza”.

Per quattro pomeriggi persone con un declino cognitivo, affiancate da un familiare, sono state invitate a osservare fotografie e oggetti su un tema diverso e scelto ogni volta con cura: il cibo, i mezzi di trasporto e di comunicazione, la musica e i proverbi. Un modo originale per rievocare il passato e, insieme, favorire il dialogo e il confronto.

Dal secondo incontro ho avvertito una sorta di ‘crescendo’ in cui ci siamo uniti nei racconti e nei ricordi di quando queste donne e questi uomini erano giovani come me.

Giulia, 18 anni e un prossimo futuro immaginato alla Facoltà di Psicologia, racconta questa sua prima volta “sul campo” a contatto con le persone con demenza, con cui ha scoperto di avere una bella sintonia. “Il mio primo compito era all’accoglienza: dovevo accompagnare le signore e i signori dalla porta di ingresso fino alla sala dell’incontro, salendo le scale. Li ho presi uno a uno sottobraccio, facendo passi piccoli e lenti. Devo dire che all’inizio mi sentivo un po’ in imbarazzo, non sapevo quale fosse il modo giusto di rapportarmi a loro. Mi domandavo a ogni passo se poi, durante l’incontro, sarei stata capace di metterli a loro agio”.

Il tempo le ha dato la risposta. “Dal secondo incontro ho avvertito una sorta di ‘crescendo’ in cui ci siamo uniti nei racconti e nei ricordi di quando queste donne e questi uomini erano giovani come me. Un’ora e mezza intensa e piacevole, che culminava nel momento di chiusura in cui una fetta di torta e un bicchiere di tè aiutavano a salutarsi e a darsi appuntamento alla prossima occasione: c’era un chiacchiericcio peggio che a ricreazione, e mi pareva che la gente stesse così bene da non voler più andare via!”.

Nella preparazione dei temi e dei materiali per ogni incontro, Giulia e i suoi compagni sono stati supportati dalla prof. d’inglese Paola Cucchetti, la disponibile psicologa Laura Pettinato della Fondazione Golgi Cenci e i volontari dell’associazione Amici della Biblioteca. “Un argomento vincente sono state le canzoni. Mi sembra di avere ancora adesso davanti agli occhi Emiliana, una signora che all’inizio si era tenuta un po’ in disparte e di cui avevo osservato la timidezza. Al quarto incontro, quello finale e dedicato alla musica, ha cominciato a cantare e a farci sentire la sua bella voce. In gioventù era stata una cantante e io non potevo tornare a casa più soddisfatta di così: era la prova che eravamo riusciti a metterla a suo agio”.

Scambi di ricordi, immagini e parole, utili non solo per le persone con demenza ma anche per Giulia e i suoi compagni: “Nell’incontro dedicato ai proverbi, noi ragazzi dovevamo leggere le frasi in dialetto e i partecipanti traducevano. Non credo di aver mai avuto degli insegnanti così tosti: ci correggevano la pronuncia e ci prendevano in giro dicendo che non sapevamo parlare, al pensiero rido ancora adesso! È stato interessante sentire come ognuno di loro, che magari in gioventù aveva vissuto in un paesino diverso da Abbiategrasso, attribuiva sfumature diverse ai singoli termini: è stata una bella lezione per me”.

Dopo aver anche appreso da Enrico, in passato fornaio, il segreto su come far lievitare correttamente il panettone, Giulia ha dato una forma concreta al termine “inclusione” e non vede l’ora di poter organizzare un nuovo ciclo di incontri, su altre tematiche interessanti che possano aiutare le persone con demenza e i loro familiari a sentirsi accolti. “Per la prossima occasione un tema interessante potrebbe essere il tempo libero: come lo trascorrevano loro a differenza nostra adesso? Io credo che ci sarà da raccontare e da sorridere tanto insieme! Lì sarò in veste di tutor a ragazzi di un paio d’anni più giovani di me, una bella responsabilità che mi fa piacere prendermi”.


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